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INFORTUNI MORTALI SUL LAVORO: NEL 2022 SONO STATI 1090

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Nel 2022 sono avvenuti complessivamente 1.090 infortuni sul lavoro. E sebbene le statistiche ufficiali facciano rilevare un decremento della mortalità (131 vittime in meno rispetto al 2021), grazie alle elaborazioni dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega si evidenzia come la riduzione sia dovuta alla quasi assenza di vittime Covid tra gli infortuni mortali rilevati nel corso del 2022.

MORTI SUL LAVORO: QUANTI SONO?

Dei 1.090 infortuni mortali contati nel corso del 2022, sono stati 790 gli infortuni mortali in occasione di lavoro, mentre sono 300 quelli rilevati in itinere. Questi ultimi sono risultati in significativo aumento (+21%) rispetto al 2021. Una delle cause è probabilmente la riduzione del lavoro in smart working.

Numeri alla mano, gli infortuni mortali “non Covid” sono cresciuti nell’ultimo anno del +17% (da 927 a 1080), mentre quelli “Covid” sono quasi scomparsi dalle statistiche: da 294 nel 2021 a 10 casi nel 2022, per una diminuzione del -96,6 %.

Con la scomparsa tra gli infortuni mortali delle morti per “Covid”, i dati del 2022 sono del tutto analoghi a quelli del 2019, epoca pre-covid, a dimostrazione che il tragico fenomeno delle morti sul lavoro sostanzialmente non subisce diminuzioni da anni.

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INFORTUNI TOTALI: I NUMERI ASSOLUTI

Le denunce di infortunio sul lavoro (mortali e non mortali) sono cresciute del +25,7% rispetto al 2021, arrivando a quota 697.773; con il settore della Sanità sempre in testa alla graduatoria degli infortuni in occasione di lavoro (84.327 denunce); seguono: Attività Manifatturiere (75.295) e Trasporti (53.932).

Resta purtroppo importante in questi dati anche la lettura sull’evoluzione delle denunce totali di infortunio per Covid: a fine dicembre 2021 erano 48.876, mentre a fine dicembre 2022 sono diventate 117.154, a dimostrazione che il virus è meno pericoloso, ma è ancora presente nei luoghi di lavoro.

QUALI SONO LE REGIONI MENO SICURE?

Per consentire un confronto tra le varie regioni italiane, l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega utilizza l’incidenza degli infortuni mortali, ossia il numero di infortuni ogni milione di occupati.

Questo indice è il vero e proprio “indicatore di rischio di morte sul lavoro” e consente di confrontare il fenomeno infortunistico anche tra regioni con un numero di lavoratori diverso.

Nel 2022 le regioni che hanno segnato i più alti indici infortunistici di mortalità, ovvero l’indice che stabilisce il rapporto tra gli infortuni mortali e la popolazione lavorativa presente in regione, sono: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Basilicata, Marche, Umbria e Campania.

La media dell’indice di incidenza della mortalità in Italia alla fine del 2022 è di 35 decessi ogni milione di occupati.

L’Osservatorio sulla Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering ha definisce una zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori sulla base dell’incidenza degli infortuni mortali, dividendo così l’Italia a colori:

  • Rosso: regioni con incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale.
  • Arancione: regioni con incidenza compresa tra la media nazionale e +25% rispetto a tale media. 
  • Giallo: regioni con incidenza compresa tra la media nazionale e -25% rispetto a tale media. 
  • Bianco: regioni con incidenza inferiore a -25% rispetto alla media nazionale.

A finire in zona rossa nel 2022, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale sono, come già anticipato: Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Marche, Umbria e Campania.

In zona arancione: Puglia, Calabria, Sicilia, Piemonte, Toscana e Veneto.

In zona gialla, cioè sotto la media nazionale: Liguria, Abruzzo, Lazio, Molise, Emilia Romagna, Lombardia e Sardegna.

In zona bianca, ossia la zona in cui l’incidenza delle morti sul lavoro è la più bassa, troviamo il Friuli-Venezia Giulia.

Per visionare le statistiche degli infortuni mortali sul lavoro al 31/12/2022 a cura dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering CLICCA QUI!

IL PUNTO DI VISTA DELL’OSSERVATORIO VEGA ENGINEERING

Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, commenta così i dati pubblicati: “Purtroppo siamo consapevoli di come in questo drammatico bilancio restino fuori molti altri decessi. Quelli che appartengono all’economia sommersa e tutti i lavoratori che non sono assicurati Inail. Ci auguriamo, dunque, che il nostro impegno quotidiano nell’elaborazione di questi studi possa sostenere un concreto percorso di prevenzione degli infortuni sul lavoro. L’obiettivo del nostro Osservatorio è e sarà sempre quello di diffondere i dati dell’emergenza per spronare tutti coloro che si occupano di tutelare la salute dei lavoratori a riflettere e a rispondere quanto prima in modo efficace a questa strage. Perché è chiaro che in un Paese come il nostro, in cui ci sono tutti gli strumenti normativi per proteggere i lavoratori dagli infortuni, non si può arrivare ad ogni fine anno con un bollettino di morte che parla sempre di oltre 1000 vittime. Il punto è, che con un serio programma di formazione e aggiornamento dei lavoratori, attuando azioni di efficace controllo preventivo e di sospensione delle attività in aziende che presentano gravi violazioni delle norme antinfortunistiche, tutti gli incidenti potrebbero essere evitati. Tutti, da quelli meno gravi a quelli più gravi, fino a quelli mortali”.

INFORTUNI MORTALI: IL DATO DEI LAVORATORI STRANIERI

Tra i dati più rilevanti ci sono quelli dei lavoratori stranieri.  Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 150, cioè il 19% del totale. Anche qui l’analisi sull’incidenza infortunistica svela chiaramente come gli stranieri abbiano un rischio di morte sul lavoro più che doppio rispetto agli italiani. Gli stranieri infatti registrano 66,5 morti ogni milione di occupati, contro 31,5 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO IN ITALIA DA GENNAIO A DICEMBRE 2022

A livello statistico è la Lombardia la regione con il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (124 vittime) ma anche quella con la più alta popolazione lavorativa d’Italia e che pertanto presenta un’incidenza di infortuni mortali al di sotto della media nazionale, collocandosi così in “zona gialla”.

Seguono: Veneto (74), Campania (70), Lazio (70), Piemonte (63), Emilia Romagna (59), Toscana (55), Puglia (51), Sicilia (50), Marche (31), Trentino-Alto Adige (30), Calabria (22), Liguria (20), Sardegna, Abruzzo e Umbria (16), Basilicata (10), Valle D’Aosta (6), Friuli-Venezia Giulia (4) e Molise (3).

Per visionare le statistiche del numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia a cura dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering CLICCA QUI!

INFORTUNI SUL LAVORO: ALTRI DATI

Analizzando i settori lavorativi emerge il dato, ormai conosciuto, che quello dove si rilevano più infortui mortali è il settore delle Costruzioni, che fa rilevare ben 131 decessi in occasione di lavoro. Seguono: Trasporti e Magazzinaggio con 117 casi e le Attività manifatturiere con 100 decessi.

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a dicembre del 2022 sono 60 su 790. Altre 60 donne, invece, hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (303 su un totale di 790), ma stando all’incidenza di mortalità il dato più alto rapportato all’età degli occupati lo si rileva tra gli ultrasessantacinquenni, che registrano 93,6 infortuni mortali ogni milione di occupati.

L’INCIDENZA DI MORTALITÀ PER FASCE DI ETÀ

L’incidenza di mortalità minima rimane ancora nella fascia di età tra 25 e 34 anni, (pari a 17,1), mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza è di 25,7 morti ogni milione di occupati.

Si conferma anche nel 2022 che la maggior frequenza di infortuni mortali si riscontra tra i lavoratori più anziani.

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